Un ragazzo in quarantena – IC Mariangela Virgili – Ronciglione (VT)

Foto Bruno Egidi

Mi ricordo il 4 marzo quando nonno Domenico mi ha detto che le scuole avrebbero chiuso per una decina di giorni a causa del coronavirus.

“Beh! mica male – ho pensato – alla fine questo virus di cui si parla da giorni mi farà fare una bellissima vacanza, solo allenamenti e partita… la prima del campionato primaverile!”

I primi giorni mi sono goduto questo periodo di vacanza inaspettato: dormire, giocare, studiare il minimo indispensabile.

Ho iniziato a preoccuparmi quando il mister ci ha chiamato per comunicare che gli allenamenti e la partita erano sospesi: mi sono molto arrabbiato perché per me giocare a calcio è una “fissazione”.

Intanto i giorni passavano e non capivo bene cosa stesse succedendo: la mamma a casa, i nonni tutt’ad un tratto non potevano più venire da noi, la scuola si faceva a distanza…

Allora ho capito: non stavo in vacanza, ma in quarantena. Una parola strana questa, sentita solo in televisione ed io, anzi noi, ormai ne facevamo parte.

A questo punto ho chiesto ai miei genitori di spiegarmi realmente cosa stesse succedendo e mi sono rassegnato a rispettare le regole e a stare a casa.

Le giornate sono tutte uguali: sveglia, lezione live, compiti, allenamenti, videogiochi. A volte mi annoio, ma ho riflettuto su quello che sto imparando in questo periodo, per esempio ho imparato a cucinare e a prendermi cura del mio fratellino Elia, magari leggendogli una storia o facendo quei giochi che solo lui capisce.

Un’altra cosa positiva è che litigo di meno con Damiano, l’altro mio fratello e mamma è meravigliata da questo.

Che dire invece della didattica a distanza? A me non piace. I professori si impegnano per farci imparare cose nuove… ma cosa è la scuola senza le risate, il chiacchiericcio, la prof che ci rimprovera, gli scherzi del mio compagno che sta nel banco di dietro?

Lo so che è importante continuare a studiare e credo di essere abbastanza responsabile, ma quanto rimpiango i momenti che si vivono solo in classe.

Discorso a parte poi il calcio che mi manca moltissimo: mi manca l’odore dell’erba, lottare per prendere la palla all’avversario, ma soprattutto mi manca la palla che entra in rete ed i miei compagni che mi vengono ad abbracciare.

Per fortuna la tecnologia ci aiuta, infatti posso sentire i miei amici per videochiamata o durante le lezioni live.

Insomma questa quarantena è servita a qualcosa: ci ha fatto capire quanto sia importante l’amicizia e quanto sia difficile stare lontano dalle persone che ami. Non vedo l’ora che tutti torni alla normalità!

 Bruno Egidi – 1C Scuola secondaria di primo grado – Ronciglione (VT)

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