Ho messo piede per la prima volta in un’aula nel 1958; per 62 anni la mia vita è trascorsa da settembre a giugno/luglio tra le pareti di una scuola. Dal 2017 sono in congedo, ma continuo ad insegnare, per qualche ora a settimana, presso l’Istituto Paritario Giovanni Merlini di Viterbo.
La mia generazione ha conosciuto la ricostruzione, il boom economico, ma anche le occupazioni del Sessantotto, gli Anni di Piombo, il sequestro Moro, le stragi di mafia. La scuola non si è mai fermata, se non per qualche giorno o settimana; il mondo scolastico si è sempre trovato ad agire da protagonista nella storia degli ultimi 50 anni, impegnandosi ogni giorno a raggiungere il suo scopo: educare, ma, anche e soprattutto, educare nel cambiamento.
2020, 5 marzo: la scuola chiude le sue porte di fronte all’arrivo di un nemico subdolo, invisibile e, per molte persone, letale: il Covid-19; una situazione analoga accadeva durante la II Guerra Mondiale, che tutti noi abbiamo studiato sui libri di Storia.
Tutte le scuole italiane, così come la mia, l’Istituto Merlini, si sono messe in gioco per costruire un nuovo percorso didattico. Docenti di ogni di ogni età, dai più giovani, vicini al mondo delle nuove tecnologie, a quelli come me, affezionati alla carta e alla penna, meglio se stilografica, hanno affrontato la sfida delle riunioni e delle lezioni da remoto, elaborando nuove strategie di intervento con spirito di cooperazione e cercando di consolidare quanto fatto in presenza.
La Scuola si è messa di nuovo in discussione, si è adattata ai cambiamenti imposti dal tempo e dalla situazione emergenziale che stiamo vivendo, al fine di garantire la relazione, il contatto quotidiano, cercando di cogliere ed ottimizzare le opportunità che la società digitale offre. Le attività frontali hanno lasciato il posto alla didattica a distanza, così come le attività laboratoriali e le conversazioni in lingua inglese e spagnola, essendo l’Istituto Merlini una scuola a forte indirizzo linguistico, con lettori madrelingua già a partire dalla scuola dell’Infanzia.
Alunni, genitori, docenti e dirigenti scolastici, dietro lo schermo di un monitor, con un unico scopo: portare avanti “la Scuola”, garantire ad essa quel ruolo centrale nella vita di ognuno, rendere la Scuola un punto di riferimento, un faro che illumina anche la grigia “reclusione” di questi giorni. Ed è questa la riflessione che mi sento, soprattutto, di fare: la Scuola resiste, si adatta, nonostante le difficoltà, ai cambiamenti imposti, non dimentica nemmeno un istante il suo ruolo, quello di educare e di lasciarsi educare, a sua volta, dai cambiamenti causati dal tempo e dalle situazioni contingenti.
Per quel che concerne la mia esperienza, posso dire questo: dal pennino, inchiostro e calamaio, vedendo cambiare la mia Scuola giorno dopo giorno, anno dopo anno, sono giunta alle lezioni in videoconferenza.
Ci sono stati dei momenti anche difficili lungo il mio percorso, personale e professionale, ma, in quegli stessi momenti, mi ha sempre accompagnata la gratificazione di avere dalla vita il privilegio di trascorrere la mia esistenza all’interno della comunità scolastica e, anche oggi, alla mia età, la fortuna di poter avere ancora davanti a me gli occhi confidenti e luminosi dei miei alunni… anche se in modalità virtuale.
Luciana Vergaro Istituto Paritario “Giovanni Merlini” – Viterbo
1 Commento
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Complimenti, questo è quello che vogliono sentire tutti i genitori, e sono stati fortunati tutti quegli alunni che hanno trascorso e condiviso con Lei le pareti della scuola.
grazie