E’ mercoledì 4 Marzo ma ancora non ne sono cosciente, finché non suona la mia sveglia, quella delle 06:45.
Solo allora me ne rendo conto. Mi alzo e come ogni mercoledì, ho fretta di uscire di casa.
“Se ci sono assenti devo sostituirli e farlo in tempi brevi, prima che inizino le lezioni” la mia mente ripete questo karma fino a scuola.
Ma quella mattina non ci sono sorprese, arriveranno dopo.
Entro in classe e attendo che suoni la campanella. Sono le 8:15 e il collaboratore fa squillare meccanicamente l’inizio delle lezioni.
Il rumore subito dopo, mi dice che stanno arrivando, è un frastuono, dentro ci sono le vocine, le risate, le scarpe scricchiolanti e le gambe svelte che a volte corrono.
Arrivano a rate: prima quelli dello scuolabus, sempre un po’ assonnati, poi gli altri.
Stamattina non mi affaccio, sono indaffarata: ci salutiamo dandoci il buongiorno, ognuno con il suo stile.
“Oggi ci faranno visita i bambini dell’ultimo anno dell’infanzia, li ospiteremo in classe”, sono le mie prime parole.
Allora gli occhi si accendono, brillano, qualcuno si lascia sfuggire un commento:” Che fico!”. E poi una valanga di domande.
Infine li andiamo a prendere per accompagnarli fino in classe, la nostra. Mano nella mano i piccoli con i grandi si fanno coraggio e affrontano il loro percorso curiosi e intimiditi.
In classe i grandi cedono i loro posti ai piccoli e ci presentiamo tutti, io per prima. Facciamo il nostro appello speciale, l’appello emotivo, raccontando noi stessi e le nostre vibrazioni in quel preciso istante. Poi è il loro turno, se vogliono, possono dirci chi sono e come si sentono e la maggior parte di loro lo fa. L’atmosfera che si respira è un incanto: un misto di gioia, tenerezza, brio e compiacimento. Tutti felici di avere in classe questi piccoli e dolci folletti. Mille attenzioni e premure per loro.
I ragazzi sono desiderosi di raccontare della biblioteca di classe, mostrano i loro lavori, la Costituzione scritta e approvata all’unanimità dall’intero gruppo.
Poi li salutiamo con una filastrocca che rappresenta lo spirito di questo gruppo. E’ di Gianni Rodari e la recita un’alunna, si intitola Proverbi.
Alle 12.15 ho terminato il mio turno di lavoro e li saluto con gli occhi pieni di soddisfazione e di orgoglio.
Dovevo capirlo che c’era qualcosa di magico in quel giorno, ma non lo sapevo.
Se solo avessi potuto immaginare che quello era il nostro ultimo giorno di scuola, avrei abbracciato forte ognuno di loro.
Se solo avessi saputo che era il nostro ultimo giorno insieme e che non avremmo vissuto fino alla fine questo ultimo anno….. ma ne ero all’oscuro e da quel giorno ho perso un pezzo della mia vita.
Mi manca tutto della scuola, persino la mensa così fragorosa.
Ma quel mercoledì 4 marzo era l’ultimo giorno di scuola, di scuola vera.
Simona Oriolesi – Istituto comprensivo Mariangela Virgili – Ronciglione (VT)