Cliccare i sogni – Istituto Comprensivo Mariangela Virgili – Ronciglione (VT)

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Quarantacinque facce di adolescenti aprono le mie mattine a casa e qualche pomeriggio. Entro nelle loro cucine, nelle loro camerette colorate mentre passano i papà in cassa integrazione, le nonne indaffarate, i fratellini e le sorelline che vogliono giocare.

Due ragazzi ancora si nascondono dietro la non telecamera, mentre i più all’invito a essere generosi, a mostrarsi ognuno, me compresa, con le nostre fragilità fisiche, materiali, psicologiche, hanno ceduto e hanno mostrato le loro facce: siamo entrati tutti nelle case degli altri e abbiamo aperto le nostre.

Così la scuola a distanza ha aperto nella mia vita un momento straordinario, un’occasione per mettere alla prova non solo le mie abilità- competenze didattiche, informatiche, molto di più. In un momento in cui gli insegnanti sono tenuti a fare lezioni a distanza nelle maniere che più ritengono opportune, senza obbligo di video lezioni, senza obbligo insomma di presenza reale, ognuno sceglie. Per me incontrare tutti questi ragazzi anche dalle finestrelle del computer è un grande privilegio, mi preparo come quando si va a una festa, cerco i video che vedremo insieme, le parole che potranno condurci a vivere la conoscenza come un’opportunità per saper leggere il nostro tempo, per coglierne i segni.

Prima di avere la classe piena, sono stata invadente, ho chiamato tutti a raccolta, nessuno escluso, ho mobilitato mio marito e le sue competenze, il suo tempo per guidare passo passo genitori e  ragazzi a scaricare zoom, a entrare dentro ogni materia, sabato e domenica, fino alla soddisfazione di essere tutti, ieri inoltre le voci felici di genitori e ragazzi, quelli che hanno ricevuto un device: “ è arrivata la protezione civile, ci ha portato un computer”.

La collaborazione dei genitori l’ho sempre chiesta, l’educazione si fa insieme. Prima del Coronavirus, c’erano le passeggiate al lago di Vico, insegnanti, genitori alunni; le feste di benvenuto, i racconti delle feste del Natale, dell’Epifania da parte dei genitori, di quando erano bambini ai loro figli: i figli ascoltano i ricordi dei loro genitori, la memoria… come dimenticare la commozione di genitori e figli? Come non sentirsi fortunati in quel calore? Ora le classi sono chiuse, utilizzo gli audio messaggi, raccolgo lo sfogo della mamma che lavora in ospedale, chiamo a casa di quelli che non si connettono, mi raccontano anche delle difficoltà del momento, chi lavorava nei ristoranti, chi ha chiuso bottega.

Nei nostri incontri on line, cerchiamo soprattutto di essere classe, cerchiamo di comprendere il momento che viviamo: leggiamo insieme, mentre Liliana Segre ci racconta della pietas tra detenuti ed ebrei, ci fermiamo a riflettere su questa parola, lo schermo ha tante mani gialle alzate (quelle per l’applauso), la partecipazione è al primo posto per me, mi entusiasmo: i ragazzi di seconda media sono un fiume in piena, come non parlare della pietas per gli altri oggi? Come non interrogarci nelle nostre imperfette ma comode case sul mondo che ci sta attorno? Sulle povertà materiali e morali? Come può la scuola non condurre alla tolleranza, all’amore verso gli altri, ad uscire da sé?

E leggendo Pirandello, con quelli di terza media, i bomber si fanno da parte e Ciaula che scopre la luna, lo scemo del villaggio, fa tenerezza e incuriosisce; e quello che ripete di continuo che “il treno ha fischiato” ci racconta qualcosa di noi, escono fuori le timide osservazioni di chi vuole parlare delle maschere, di quante ne indossiamo, di quanto ci costa essere sempre sul pezzo.

La passione non ha orari, non ha limiti, potremmo stare sempre a lavorare per i nostri ragazzi, ma è un momento da cogliere anche per gli altri, i lontani e i prossimi: telefonare a chi è solo, a chi amiamo e non sentiamo spesso. Un’occasione per le nostre famiglie, di fare comunione: fermandoci e leggendo insieme un libro a staffetta, preparando il pane, suonando o ascoltando la musica. Giocando. Avrei mille idee per i miei alunni ma quello che sono con loro è il frutto delle mie relazioni. Da lì devo partire, non ho scuse. Allora sogno, prego, vivo e penso ad una parola che mi piace “insieme”.Il Papa più di tutti legge per me questo tempo e dà senso al mio frequente pensare: “tutto passa, solo l’amore resta”.

Luisa Pontremolesi – Istituto comprensivo Mariangela Virgili – Ronciglione (VT)

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